Description

Il Paese
Immerso nel verde di declivi boschivi, a 1518 mt s.l.m, Saint-Rhémy-en-Bosses è l’ultimo villaggio della Valle del Gran San Bernardo, situato ai piedi dell’omonimo Colle, sul confine della Svizzera. Per la sua particolare posizione, lungo una delle arterie di comunicazione più grandi d’Europa, è stato teatro d’incontro e a volte scontro tra popolazioni diverse e transito di personaggi illustri che ne hanno segnato la storia. Il passaggio di Napoleone nel 1800 suscitò grande impressione; ancora oggi questo grande condottiero è ricordato con un personaggio del Carnevale locale e gli abiti delle maschere “le lanzette” rievocano le sembianze delle divise napoleoniche.
Durante il periodo estivo offre molteplici percorsi escursionistici alla scoperta di luoghi di grande interesse naturalistico, tra cui l’Alta Via n°1, o storico, come la Via Francigena, uno dei più noti itinerari di pellegrinaggio. In inverno il comprensorio sciistico di Crevacol, situato in una particolare posizione molto soleggiata, accoglie gli amanti dello sci offrendo 22 km di piste ad un’altitudine compresa tra 1640 e 2450 mt.in grado di soddisfare tutte le esigenze degli sciatori, dai principianti ai più esperti.
Saint-Rhémy-en Bosses è conosciuto anche per lo “Jambon de Bosses” a cui è dedicata una sagra gastronomica che si svolge ogni anno la seconda domenica di luglio; si tratta di uno speciale prosciutto crudo D.O.P. dall’aromatico e caratteristico sapore acquisito grazie alla particolare stagionatura e all’ambiente climatico che contraddistingue questa zona.
Una delle attrattive storiche del Comune è il “castello medioevale di Bosses” costruito nel 1400 che sorge accanto alla chiesa di Saint-Léonard; recentemente ristrutturato ospita periodicamente mostre ed avvenimenti culturali
Le origini del nome
L’attuale denominazione del Comune deriva dall’unione di due toponimi, Saint-Rhémy e Bosses, utilizzati originariamente per identificare comuni distinti.

Il primo designava il territorio circostante l’antico insediamento romano di Eudracinum, sorto lungo la strada che da Aosta conduceva a Martigny. Durante l’Alto Medioevo il nome del borgo fu mutato in Saint-Rhémy in segno di devozione verso San Remigio, arcivescovo di Reims vissuto a cavallo tra il V e il VI secolo d.C.
L’abitato di Bosses si sviluppò invece in corrispondenza del sito in cui il romano Baucius aveva edificato la sua villa o domus; tracce del nome originario riecheggiano nel medioevale Bocza, evolutosi in seguito nell’odierno Bosses.

Con un Regio Decreto risalente al 30 gennaio 1782, l’allora Re di Sardegna Vittorio Amedeo III abolì il comune di Bosses, aggregandolo a quello di Saint-Rhémy e dando pertanto origine al toponimo ancor oggi vigente.

Durante il periodo fascista il nome della località fu italianizzato in San Remigio, omettendo di tradurne la seconda parte, tanto che quando la denominazione francese dei Comuni valdostani fu ripristinata nel 1945 il nome italiano fu convertito alla lettera in Saint Rémi. Seguì un periodo di relativa incertezza in cui i nomi Saint Rémi, Saint-Rhémy-Bosses, Bosses e Saint-Rhémy si alternarono tanto nell’uso comune quanto nei documenti ufficiali finché la popolazione locale fu chiamata ad esprimersi direttamente riguardo al ripristino dell’originaria denominazione del proprio comune attraverso un referendum consultivo indetto il 26 maggio 1991. Infine, la legge regionale n° 27 del 30 luglio 1991 decretò nel suo unico articolo che il nome ufficiale fosse riconvertito in Saint-Rhémy-en-Bosses, ritornando così alla forma originaria sancita più di due secoli prima.

Il Colle del Gran San Bernardo
Il Colle si trova a 2473 metri di quota, alla sommità di un selvaggio vallone innevato per nove mesi all’anno; per la sua esposizione a Nord, ha una temperatura fredda (la media annuale è di -1,6 °C, mentre in inverno si toccano temperature minime intorno ai – 26°C), con frequenti nebbie e nevicate (in media 15 m) spesso accompagnate da tormente.

Importante collegamento tra la Pianura Padana e l’Europa Occidentale, il colle è stato una delle vie di transito più praticate già a partire dal III millennio a.C. I numerosi ritrovamenti di monete celtiche testimoniano l’importanza itineraria del colle durante la tarda Età del Ferro.
Quella che si usa chiamare strada originariamente era in realtà un sentiero ripido e stretto e tale rimase finché, nel I secolo d.C. iniziarono gli imponenti lavori voluti dall’Imperatore Claudio, il cui regno fu contrassegnato dalle guerre di espansione nella valle del Reno e dalla successiva conquista della Bretagna.
Si rendeva pertanto necessario aprire una nuova arteria di collegamento con i territori di conquista; la strada, ampia e lastricata, fu terminata nel 47 d.C. e rimase, nel corso dei secoli, una tra le vie di transito più praticate nel mondo occidentale.
Raggiunse il suo massimo splendore nel Medioevo, quando era al centro di tutti i traffici commerciali dell'Europa occidentale. Vi sono transitati, dalle epoche preistoriche al secolo scorso: viandanti, pastori, commercianti, imperatori, re, santi, condottieri, pellegrini.

Il Colle, denominato anche Mons Iovis o Mont Joux, è stato intensamente percorso soprattutto in epoca carolingia (VIII-IX sec.); in seguito, fu quasi abbandonato a causa delle scorribande dei Saraceni, che depredavano i viaggiatori.
Verso la metà dell'XI secolo, San Bernardo, per porre fine a queste aggressioni, fece edificare, al Colle, un ospizio ed una chiesa che dedicò a San Nicola, patrono dei viaggiatori.
Da quel momento, una comunità di canonici agostiniani visse permanentemente al Valico, accogliendo i passanti, soccorrendoli in caso di necessità, assicuarando loro cibo e alloggio. Grazie a questa loro importante opera di assistenza, furono ben presto ricompensati dai signori laici più potenti, come i conti di Savoia, e da vescovi e papi con donazioni di benefici.

La Via Francigena
La Via Francigena, che costituiva il legame più diretto tra le regioni del Nord Europa e Roma, percorreva la Valle del Gran San Bernardo. Strada della Fede per gli innumerevoli pellegrini diretti a Roma ed in Terrasanta, essa rappresentava anche la via degli affari, collegando i centri finanziari della Pianura Padana e della Toscana con le città mercantili di Champagne e di Fiandra.

L'intenso afflusso di pellegrini portò alla costruzione di ospizi lungo tutto l'itinerario, su iniziativa di ordini religiosi, monastici, cavallereschi e di singoli benefattori.
Seguendo la traccia delle fondazioni di carattere ospitaliero, integrandola con i resti architettonici romani e medievali, è possibile stabilire il tracciato della Via Francigena, notando le diverse modifiche fatte nel corso dei secoli.
Il percorso si snoda lungo il tracciato di vecchi canali d'irrigazione (i rus) e sentieri caratterizzati dalla presenza, nelle vicinanze, di costruzioni religiose: Chiese parrocchiali, Cappelle, Oratori, tutti collegati a mete religiose tradizionali della cultura locale.
Le fondazioni ospitaliere hanno costituito la traccia principale della Via Francigena, tra queste il più celebre è senz'altro l'Ospizio del Gran San Bernardo.
Verso l'anno Mille, secondo la tradizione, San Bernardo, arcidiacono di Aosta, dopo aver sconfitto i briganti che infestavano il territorio, fondò l'Ospizio in cima al Passo e lo dedicò a San Nicola, protettore dei viandanti e dei mercanti.

Da allora i canonici dell'Ospizio assicurano "pane, letto e fuoco" ai pellegrini, ai viaggiatori che ne hanno necessità.
Scendendo dal Colle, i pellegrini incontravano l'Ospedale di Fonteintes, con la sua cappella consacrata alla Madonna, fondato nel 1250 dal Vescovo di Aosta, Pierre d'Etroubles, e da suo fratello Nicolas-Richard dei Signori di Bosses.
Alla fine del '700 venne utilizzato come alpeggio, per poi riprendere le sue funzioni di ospitalità nel 1844, quando vi fu aperta una locanda.

Si arriva poi al borgo di Saint-Rhémy, dove si incontra un altro ospizio, con la cappella dedicata a San Maurizio, di cui, però, oggi, non si ha più traccia.

I Monti
Il comune di Saint-Rhémy-en-Bosses occupa un ampio territorio posto sul versante italiano delle Alpi Pennine, la cui denominazione trae origine dal dio celtico Penn, onorato dal popolo dei Salassi che anticamente si insediarono in queste valli. Al culto di Penn era destinato infatti il santuario celtico eretto presso il valico del Gran San Bernardo, luogo di transito molto trafficato sin da epoche remote.

La linea di confine che separa il territorio del Comune da quello dei Comuni limitrofi e dalla Svizzera rispecchia la naturale conformazione orografica e, specie lungo la frontiera, ripercorre lo spartiacque alpino.
Partendo da nord, presso l’Ospizio del Gran San Bernardo, il confine si abbassa verso il Mont Mort (m 2867), si dirige verso la Costa di Barasson e la segue fino a raggiungere il Plan Puitz, da cui scende precipitosamente verso il torrente Artanavaz per immettersi nella Valle di Flassin, seguendo l’alveo del torrente fino a quota 1628 m. Da lì risale lungo i ripidi pendii che portano al Monte Fallère (m 3061), prosegue verso la Punta Valletta, la Testa di Serena (m 2830), scende al Col Serena (m 2547) per poi riprendere quota a nord fino al Colle Malatrà (m 2928). Ascende poi verso Bella Comba (quota 3084) per raggiungere il confine svizzero al Gran Goillà ( quota 3238) e seguirlo lungo lo spartiacque che raggiunge il Monte Dronaz ( m 2951), da dove scende poco a valle dell’ospizio (quota 2473).

La struttura geologica fondamentale della zona è costituita da una catena di gneiss e micascisti risalenti al Petrassico con qualche zona di anfiboliti; questa formazione parte con una fascia dal Mont Velan fino al Gran San Bernardo e al Monte Dronaz, scende fino al Monte Flassin ed al Mont Fallère e costituisce l’ossatura principale su cui sorgono altre formazioni. Più precisamente, ad ovest esiste un’estesa distribuzione di calcescisti e filladi che dal Gran Goillà raggiunge tutta la valle dell’Artanavaz. Tra queste due formazioni, quasi a dividerle, sorgono tra il Monte Dronaz, il Col Serena e il Monte Flassin dei conglomerati di puddinghe e anageniti. In superficie, ai piedi delle zone montuose, si trovano numerosi detriti di falda denominati clapey, mentre più in basso ancora, ai lati dei vari torrenti, si notano depositi morenici risalenti al Quaternario.

Le Acque
Lungo le pendici delle quattro vallate principali che solcano il territorio del comune di Saint-Rhémy-en-Bosses scorrono altrettanti torrenti che portano gli stessi nomi delle valli.

Nel corso della primavera e dell'estate si può notare un notevole aumento della portata di questi corsi d'acqua per effetto dello scioglimento delle nevi, per cui il territorio risulta verdeggiante nell’arco di tutto l'anno, anche grazie alla capillare rete irrigua costruita nel corso dei secoli dagli agricoltori locali.

Il torrente Gran San Bernardo, alimentato dalle acque che scendono lungo i declivi del Monte Dronaz, scorre nella ripida valle omonima sino alla malga Ayette, dove l’inclinazione si attenua. Dopo aver originato il canale di Barmes, raggiunge l’abitato di Saint-Rhémy, quindi precipita a valle riversando infine le sue acque nel torrente Artanavaz nei pressi della località Barral. Quest’ultimo corso d’acqua è di gran lunga il più importante dei quattro; fluisce dal monte omonimo e il suo bacino convoglia le acque di ruscelli e torrentelli che scorrono lungo gli estesi pendii delle montagne circostanti. Lungo il suo percorso riceve inoltre le acque dei torrenti Citrin e Flassin che, pur essendo stagionali, hanno una portata relativamente abbondante per quasi tutto l’anno.

Il Traforo
Il Traforo del Gran San Bernardo: 5 Km e 800 m di rapidità e sicurezza.

Il Traforo del Gran San Bernardo, con la sua lunghezza di circa 6 Km (5813 metri), è situato all'incrocio di due direttrici fondamentali: quella Nord-Sud (dal bacino del Reno al Mediterraneo) e quella che collega l'Ile de France alla Pianura Padana e all'Adriatico. Il percorso è in leggera salita, con pendenza massima del 2%: l’imbocco italiano si trova infatti a quota 1875 metri, mentre sul versante svizzero è collocato a quota 1915 m, presso Bourg-Saint-Bernard nel Vallese.

L'eccezionale importanza europea del Traforo è dovuta alla zona di influenza su cui agisce: si va, infatti, dai Paesi Scandinavi all'Inghilterra. Sottoposto a moderni adeguamenti, necessari per far fronte alle accresciute e differenti esigenze di traffico, esso rappresenta oggi una delle "porte" principali di accesso all'Italia.

I lavori relativi alla sua costruzione vennero intrapresi, sul versante italiano, nell'estate del 1958 con la costruzione di opere, quali strade, piazzali, silos, magazzini e alloggiamenti, necessarie per consentire il lavoro anche durante la stagione invernale.
L'incontro dei due cantieri, quello italiano e quello svizzero, avvenne il 5 aprile 1962; in tale data gran parte degli scavi erano già stati eseguiti. L'intenso ritmo di lavoro permise di terminare il progetto, in ogni sua parte, nel marzo 1964. Nonostante l'imponenza dei lavori effettuati, l'opera risulta armoniosamente inserita nel paesaggio alpino. Attualmente il Traforo del Gran San Bernardo non ha valore solamente come via di comunicazione nel quadro delle grandi arterie europee, ma offre anche numerosi posti di lavoro alla popolazione del comprensorio.

Utilizzando il Traforo del Gran San Bernardo, l'attraversamento delle Alpi diventa così in ogni stagione, ma soprattutto in inverno, un viaggio piacevole, rapido e sicuro.



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